Il mio Perù

IL MIO PERU

Da anni penso che il viaggio sia una "questione sensoriale". Il Paese che visiti diventa il Paese che tocchi, di cui ti riempi gli occhi, di cui annusi gli odori, di cui ascolti la lingua, di cui assaggi i sapori.

Ed è sempre attraverso i sensi che si congelano i miei ricordi. Quindi il “mio” Perù passa proprio attraverso i cinque sensi. 

 

IL TATTO

La prima esperienza che mi torna alla memoria è la morbidezza dei cuccioli di alpaca e vigogna (non starò a dire perché è consigliabile non avvicinarsi ai lama...). La fila di turisti che si fa fotografare vicino alle povere bestiole è abbastanza avvilente, ancora di più lo è la monetina che lasciano in mano ai bambini che badano agli animali per farsi fare quelle foto. Ma è impossibile non incappare in questi animali e una carezza dà una sensazione che ti impedisce poi di acquistare tappeti e maglioni per il resto del viaggio!

 

 

LA VISTA

E’ il senso più immediato da ricordare in un Paese che ti riempie gli occhi di viste disomogenee e sorprendenti. Il Perù è di fatto il Paese più ricco di colori tra quelli che ho avuto il privilegio di visitare. Abbiamo tutti in mente gli splendidi tessuti colorati che rivediamo negli abiti delle donne peruviane, ma nel cuore restano anche:

  • il BLU del cielo sopra il Lago Titicaca
  • il VERDE dell’erba tra le rovine di Machu Picchu
  • il VIOLA delle bouganville nei giardini di Lima
  • l’ORO del tramonto su Cusco
  • l’OCRA del deserto vicino Nazca

Ma soprattutto – indimenticabile – è il NERO degli occhi dei bambini peruviani. Sono ovunque: curiosi, allegri, forti.

 

  

 

L’OLFATTO

Questo è un senso cui riesce molto più facile associare ricordi negativi che positivi. Ma – osando – voglio ricordare il profumo del mate de coca. Prima ancora di gustarlo (ed è molto gradevole), in Perù amavo quel momento in cui, appagata dalla giornata, a volte infreddolita, a tratti ansante per l’altitudine, abbracciavo la mia tazza di mate. Non è possibile esportare foglie di coca quindi quel profumo per me resta a 4.000/5.000 metri s.l.m., tra le montagne intorno Puno.

  

L’UDITO

Il suono più sorprendente che ho ascoltato in Perù è l’assenza di suoni. Machu Picchu, “banalmente”. Sono rimasta appollaiata su una roccia per una quantità di tempo indefinita. Ad ascoltare il silenzio. Avevo visto quel panorama milioni di volte in foto, ma non lo avevo capito. Quando ci sei dentro è qualcosa che lascia tutti in silenzio, si sente solo il suono del vento tra le montagne. Stupefacente.

 

 

 IL GUSTO

Questo è uno dei sensi che può trovare maggiore soddisfazione in Perù, per chi abbia voglia di essere curioso, di assaggiare, di assaporare. E il ricordo dominante associato a questo gusto è il mercato di Cusco, un posto straordinario, decisamente poco turistico, dove è affascinante entrare e perdersi nei sapori. Mangiare il cibo peruviano è anche un modo non banale per comprenderne la semplicità di questo popolo: è un cibo povero, dove non c’è nulla da indignarsi nel trovare porcellini d’India o rane o legumi a noi ignoti, tutto cresciuto e coltivato con strumenti che siamo abituati a vedere nelle foto dei nostri bisnonni...E in fondo tutto è digeribile con un sorso di Inca Kola!

 

 

  

  

 

Il “mio” Perù è stato di fatto un viaggio appagante da tutti i punti di vista. Suggerirei a chiunque di andare a cercare il “suo” Perù.

 

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