Nisio, romano di nascita, ma con il Sud nel cuore. Il suo motto “viaggiare per conoscere”. E’ partito ad agosto 2015, con un progetto di volontariato internazionale in Guatemala, curioso di conoscere la vera realtà di questo Paese e con la voglia di mettersi in gioco.
Come è nata l’idea di questo viaggio?
Sono convinto che un progetto di volontariato internazionale possa dare un’altra visione di un Paese, rispetto ad un viaggio più tradizionale. Inoltre conoscevo indirettamente AMKA Onlus, l’organizzazione che si occupa di progetti di volontariato internazionale con la quale sono partito, grazie ad alcuni miei amici che l’avevano frequentata.
Dopo altre tipologie di viaggio, che avevo affrontato in passato (dal soggiorno in hotel a 4 stelle al dormitorio con 14 persone, al couchsurfing, dal viaggio in auto a noleggio all’autostop…), mi era venuta voglia di fare un’esperienza di volontariato internazionale associata al viaggio. All’inizio pensavo al Sud–Est della Turchia (nei campi situati nei pressi di Gaziantep), ma essendomi reso conto che non ero oggettivamente preparato tecnicamente a un ambiente così “caldo” ho optato per il progetto in Guatemala.
Un altro motivo di scelta è stato l’interesse verso ciò che in America Latina ha portato, specie negli anni ‘70 / ’80, la “Teologia della Liberazione”. Ne avevo letto qualcosa anni fa, ma mi andava di ritrovare un riscontro pratico, ovvero seguirne le tracce. Capire cioè cosa ha lasciato in eredità questa derivazione del Cristianesimo, riconosciuta solo parzialmente dalla Chiesa di Roma, ma che ha rivestito un ruolo fondamentale nella formazione di una coscienza latinoamericana.

Raccontata così si presenta come un’esperienza complessa. Che preparazione ha richiesto?
Il gruppo con cui sono partito ha cominciato ad incontrarsi una volta ogni 2 settimane, mesi prima della partenza, per un laboratorio di formazione al volontariato internazionale. L’obiettivo era ovviamente partire in modo consapevole. E’ stata l’occasione per conoscere la realtà guatemalteca (condizione delle donne, condizione dell’istruzione nelle campagne, prima e dopo 36 anni di guerra civile,..) e ovviamente i progetti che avremmo seguito sul posto.

In pratica, che attività hai svolto sul posto?
Sono partito ad agosto, nel Peten (regione a nord est del Guatemala) per tre settimane. Eravamo in 8 tra ragazzi e ragazze, età molto variabile. Dormivamo tutti in una stanza e mangiavamo insieme con le famiglie della Comunità Nuevo Horizonte. E’ una comunità di ex guerriglieri che ha combattuto per 36 anni il regime imposto anche da fattori esterni dell’epoca. Dopo la firma degli accordi di pace (1996), lasciata sola senza alcuna assistenza dal Governo, si è auto-organizzata e costituita in cooperativa agricola comunitaria.
Con il gruppo organizzavamo un laboratorio per un giornalino scolastico per i ragazzi dell’equivalente delle nostre “scuole medie”, all’interno della Scuola Popolare di Nuevo Horizonte.
E’ difficile descrivere la Scuola Popolare in poche parole. Si potrebbe riassumere che “la metodologia della Scuola Popolare deve essere problematica… dopo la lezione i ragazzi devono uscire con in mente delle domande.. non delle risposte…e poi, devono vivere la loro vita per trovare le risposte.. invece l’educazione tradizionale ti da risposte.. ti dice “è-così-perché-è-così”(.cit).

Qual è stata l’esperienza più bella durante il viaggio?
Sono troppe le esperienze da ricordare! Forse la più bella è stata quella di vedere la soddisfazione dei ragazzi all’uscita del primo numero del giornalino scolastico, che ancora viene prodotto ogni mese! E poi l’esperienza di creare delle amicizie che ancora mi porto dietro, qui a Roma nella mia vita di tutti i giorni lontano dalla quotidianità di Nuevo Horizonte.

Come è cambiata la tua prospettiva sul mondo dopo questo viaggio?
Posso essere sincero? La mia prospettiva sul mondo non è cambiata!
Non mi sento una persona diversa solo perché sono stato 3 settimane a fare volontariato in Guatemala. Anzi, personalmente credo che le esperienze che davvero cambiano le persone, siano generalmente quelle quotidiane. Per intenderci secondo me, anche fare volontariato nel proprio quartiere, sul proprio pianerottolo (portare la spesa alla signora anziana dirimpettaia), abbia un valore enorme. Non per forza occorre andare dall’altra parte del mondo! Avete presente la canzone di Caparezza, “Sono un Eroe”?
Un viaggio da volontario che vista ti da del Paese rispetto ad un viaggio da turista?
Un viaggio da volontario sicuramente da una vista più verticale e approfondita di un Paese. Certo non si visitano molti posti, si rimane in loco, ma si approfondisce la realtà locale.
Molti pensano che fare un viaggio da volontario sia un’esperienza unica. Ma è davvero per tutti?
Secondo me non c’è una risposta a questa domanda, dipende molto dalle motivazioni personali e dal luogo. Le altre cose (cibo, confort, etc) credo passino in secondo piano.

Che consigli daresti a chi vuole intraprendere un viaggio da volontario?
Regola numero uno: approfondire chi è l’organizzazione e capire bene cosa si va a fare… nel mio caso ha funzionato tutto!
Per concludere...dedico un ringraziamento a tutto il gruppo che è partito con me in Guatemala!! Siete grandi!!!!
