Discutendo con il mio compagno di viaggio FX, la decisione della destinazione per le nostre vacanze estive non è stata immediata. Lui pensava all'India, ma c'era il Monsone, io proponevo la Russia, che mi affascina tanto ma lui un po' meno, così abbiamo considerato Israele e la Giordania, per poi ripensarci a causa del clima -sia meteorologico sia geopolitico-. Grandi discussioni quindi prima di arrivare alla Georgia e l'Armenia che ci hanno immediatamente messi d'accordo.
Era l'occasione perfetta di scoprire le terre di Charles Aznavour, grande cantautore franco-armeno e idolo del mio amico, e la mitica Tbilissi, conosciuta da tutti in Russia e di cui la fama, a poco a poco, arriva anche in Europa. Più generalmente avremmo ritrovato un po' delle sensazioni dell’ex impero sovietico, un tocco di esotismo, il sole, un'ottima gastronomia e, last but not least, un intreccio di culture e di storie unico per la situazione di questi due paesi che da secoli devono fare i conti con i loro imponenti vicini, Russia, Turchia e Iran.
Arrivati a Yerevan con l'ultimo aereo, l'aeroporto è modernissimo ma i doganieri con il loro grande cappello piatto e rotondo ci hanno dato il benvenuto in ex-Unione Sovietica. Malgrado l'alfabeto sconosciuto ed incomprensibile ci vogliono 5 minuti per ritirare i soldi e trovare un taxi. Un taxi un po' furbo ma davvero simpatico che ci aiuta a trovare un albergo, il tutto con tanta musica orientale - è bellissimo. Eravamo stanchi per il viaggio e anche per il calore, forte nel mezzo della notte, ma non si poteva chiudere così il nostro primo giorno nel Caucaso. E così furono i nostri ospiti armeni a regalarci storie del Nagorno-Karabakh -regione controllata dall'Armenia ma rivendicata dall'Azerbaijan, oggetto di un conflitto che dura dall'1992- e un bicchiere di brandy.
Neanche dopo 1 giorno, avevamo capito che eravamo nel posto giusto.