Mattina, ore sette e trenta. Isola di Ishigaki, sud di Okinawa. Per essere estate e, soprattutto, vacanza, è prestissimo. Seduti su una panchina al terminal, attendiamo stancamente, l’arrivo del bus che, in un’ora ci porterà a Yonehara, una, pare, delle spiagge più belle dell’isola. Due ragazzi, vicino a noi, evidentemente italiani anche loro, attendono anche loro. Ci sentono chiacchierare e dopo un po’ si avvicinano e scambiamo qualche battuta: ci dicono che sono lì da un po’ e oggi se ne andranno. Ci scambiamo opinioni sul posto e ci dicono che sono stati anche nelle isole limitrofe; anche noi, rispondo io, siamo andati ieri a Taketomi, incantevole. Con la zeppola tipica del romagnolo, uno dei due, mi parla di un altro posto e dice che se Taketomi è incantevole, Hateruma è il paradiso. Lo scetticismo tipico di quello che non si fida mi assale, ma, complice la benedetta tecnologia, tira fuori il suo telefono e mi fa vedere le foto che, il giorno prima, hanno scattato. Sono le sette e cinquantadue.
Ore otto e zerotre. Non so quale teletrasporto si sia utilizzato, né quale fortuna si sia avuto, siamo seduti sul traghetto veloce che in poco più di un’ora ci porterà a Hateruma. Il mare è a dir poco meraviglioso, durante il viaggio, fa caldissimo, ma il vento aiuta. Nota: incredibile, i Giapponesi riescono a dormire anche con i sobbalzi di una traghetto, il vento e il rumore assordante di un motore che, evidentemente, ha visto giorni migliori. Finalmente arriviamo ad Hateruma: l’isola non è grandissima, ma conviene affittare un paio di bici e inoltrarsi. Nota numero due: siamo in mezzo al mar della cina, ma google maps non ci abbandona mai: benedetta nuovamente la tecnologia. In sella giriamo per le strade deserte dell’isola, ma tenute come se si fosse rifatte il giorno prima. C’è aria pulitissima, il sole picchia tanto, ma è piacevole girare in bicicletta.
Scattiamo, infilandoci in una di quelle torrette che probabilmente sono lì dalla seconda guerra mondiale, foto mozzafiato. Il mare è una tavola blu profondo. Finalmente arriviamo a quello che, personalmente, mi interessava più vedere, che potrà sembrare turistico, ma che difficilmente potrà dare una sensazione così difficile da ripetere:

E’ l’Estremo, il punto più a sud di tutto il Giappone.
<continua …>