Ad Amsterdam, tra squatter e locali alternativi (prima parte)

 

- Facciamo qualcosa di alternativo!
- Dove?
- Ad Amsterdam!
- No dai, non sei mica in una piazzetta di paese la domenica pomeriggio, dove il massimo è passare il tempo a vedere i piccioni contendersi le molliche di pane...sei ad Amsterdam, dove l'alternativo è quotidiano! Che vuoi fare di alternativo?

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Era il febbraio dello scorso anno, prossimi alle elezioni amministrative, a fine mese mi attendeva un congresso ad Amsterdam.

Amsterdam unisce le architetture classiche e lo scorrere lento dei suoi canali con alcune realtà apparentemente più movimentate come i coffee shop e il quartiere a luci rosse.

Il turista medio spesso perde il fascino di questa città; il viaggiatore più esperto riesce, anche in un weekend mordi e fuggi, a godere di una capitale nella cara vecchia Europa, di una città piacevole e romantica. E soprattutto a scoprire dei posti insoliti, fuori dai soliti giri.

Io, più viaggiatore che turista, mi reputo un navigatore di città: sono interessato alle dinamiche sociali, all’impatto della storia e della politica sulla vita di ogni giorno degli abitanti. Per questo motivo ho cercato di scoprire qualcosa in più su Amsterdam e di trovare qualcosa di alternativo in una delle capitali più alternative.

In questo spirito rientra anche la ricerca di luoghi, soprattutto locali per passare la serata, insoliti, piacevoli, fuori dagli schemi e dai soliti giri turistici, che desidero condividere con i lettori.

 

Nei giorni precedenti la partenza, in uno dei rari momenti liberi in cui sono riuscito a leggere Internazionale, l'occhio mi è caduto sulle pagine centrali dove vengono ospitate le strisce di qualche fumettista: quella volta (Internazionale n.987) toccò a Kathrin Klingner, disegnatrice tedesca. Kathrin, in quel breve fumetto, descriveva un pezzo della sua vita ad Amsterdam, nel periodo in cui ha occupato alcune case della città.

 

Le ho inviato una mail, dicendole che volevo scrivere un articolo sul fenomeno squatting (vedi nota) ad Amsterdam e lei gentilmente mi ha dato il contatto, Erik (nome di fantasia per proteggere la sua privacy).

E così, nei giorni prima di incontrarlo, sorge spontanea la domanda di tutte le domande (dopo "cosa c'è per cena?")...che domande posso fare ad Erik?

Come se fossi un giornalista di lungo corso! Certo, leggendo un giornale qualsiasi, siamo tentati di credere che in ognuno di noi ci sia un giornalista mancato ma…non è così.

 

Bisogna partire dalle basi: cosa significa fare squatting ad Amsterdam?

C'è una cultura di base, legata anche al fatto che i ragazzi vogliono uscire di casa e che la crisi da una parte quanto gli affitti (e subaffitti) allucinanti dall’altra rendono tutto più difficile. È poi, alla quantità di edifici abbandonati si uniscono delle leggi che fino a poco tempo fa quasi rendevano legale l'occupazione. Dopo le informazioni sulla realtà storica e burocratica, cerco qualcosa sulla realtà quotidiana: lo trovo sul sito di riferimento della comunità squat e sulla pagina degli eventi, a cui rimando tutti gli interessati al fenomeno e in generale chi si accinge a visitare la città.

Con questo bagaglio di informazioni…si parte!

 

Arrivato all'aeroporto di Amsterdam capisci immediatamente che se sei vizioso troverai pane per i tuoi denti...sigari/liquori/cibo di ogni dove e sapore, cioccolata in tutte le forme e varianti colorate ed aromatizzate, per non parlare della grande offerta di qualunque tipo di cosa fritta, anche nelle versioni panata e speziata.

Hanno pensato a tutti tranne me: io, che mi sento salire la febbre e sono in crisi di astinenza da ibuprofene, come faccio?

 

Dopo aver addentato anche io qualcosa (perché mangiare, bere e pisciare sono le basi di una società libera e felice), finalmente, la farmacia: alla ricerca dell'agognata panacea, mi perdo tra un oceano di creme solari (è noto che l'Olanda si trova sotto un buco dell'ozono molto più grande di quella australiano) e di test di gravidanza, preda di un branco di hostess appena sbarcate dal mio aereo...cosa non succede in business class!

Mentre il treno mi porta alla stazione Centrale, una ragazza è impegnata a salvare il mondo dall'offensiva di un cinese su Ruzzle: il sorriso compiaciuto e il commento "fuck you bastard" mi rassicura del fatto che la mia emigrazione è solo temporanea e che non dovrò scappare oltre Atlantico.

 

Nel frattempo, il suono di un messaggio sul mio cellulare preannuncia l’esito delle elezioni. Il momento è topico e grave, bisogna affrontarlo in maniera solenne e catartica con qualcosa che unisca, all'effetto dirompente del fegato spappolato da una buona dose di birra& whisky, un pizzico di follia italiana. Vada bene per l’alcool, ma ad Amsterdam dove trovo un valido supporto morale per raggiungere il mio scopo?

Per fortuna, nelle ricerche fatte nei giorni precedenti, ho trovato dei locali alternativi. E così vado al De Nieuwe Anita: se non fosse per il piano bar in legno e l'illuminazione “da locale”, non sarebbe diverso dal saloncino di casa mia ed è un buon indirizzo per passare le serate. Proiezioni, concerti, album releases, stand-up comedies...ce n'è per tutti i gusti.

Chiedo se è vero che proiettano un film italiano..."Sì", è la risposta, dovrei pagare 3 pleuri ma siccome è già cominciato posso entrare a-gratis!

Ok, ma…entro dove? L'uomo si avvicina ad un muro su cui è dipinta una finta libreria, prende con la mano un finto libro che esce dal muro e...per magia, si apre la vera galleria di un vero mini-cinema!

 

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Birra in mano, sgabello, gomiti sulla balaustra e sotto la platea piena di spettatori accoccolati su dei divanetti.

Il film è "Adua e le compagne". Riprendo la descrizione da uno dei siti su cui mi sono documentato:"This Italian film from 1960 is a barely known gem. Shot in a gorgeus black&white, and wonderfully capturing the mood of the times (post-war Italy), it also boasts a dynamite cast including Simone Signoret, Emmauelle Riva and Marcello Mastroianni.".

Il film è di Antonio Pietrangeli ed è la storia di quattro prostitute che, dopo la chiusura del bordello in cui lavoravano cercano di aprire un ristorante in un vecchio casale, tra figli, preti e uomini innamorati. Consiglio a tutti di vederlo: un po' per emozionarsi, un po' per piangere e un po' per ridere.

 

Lunedì mattina comincia il congresso, motivo ufficiale della visita ad Amsterdam: Erik mi ha dato appuntamento per mercoledì mattina. Prima di vederci mi ha consigliato di visitare un locale, il Molli, dove c'è un kraakspreekuur, cioè una organizzazione per gli occupanti di case. Ma il congresso si svolge dalla mattina al tardo pomeriggio e mercoledì si prosegue tutta la serata: la strada di presente in salita.

Arriva anche il martedì, fa un po' freddo, le previsioni danno rischio neve. Durante la giornata mi sono scambiato altri messaggi con Erik, che mi ha consigliato altri posti (Joe's Garage, Valreep,  Vanvrijk), ma durante la settimana gli eventi ci sono solo prima di cena…posso aspettare domani per l'alternative ma questo non significa che mi accontento di un posto qualunque.

La cena è al Moeders: la promessa è di mangiare quello che ti farebbe per cena una mamma olandese! Passo a prenotare e all’ora prestabilita mi ritrovo dentro: subito, all’ingresso, si viene colpiti dalla quantità enorme di foto appese ai muri, con lo stesso tema: mamme che cucinano, mamme con i figli, mamme. All’altezza delle aspettative: si può dire che veramente, a parte la prenotazione, sei a casa di mammà!

[CONTINUA] 

Nota:

- squatting, dal termine inglese "squat" che significa "occupare abusivamente" (anche "accosciarsi", ma non è questo il contesto giusto). Per una panoramica italiana e internazionale, oltre ai riferimenti su Amsterdam già dati, si vedano i siti

http://it.wikipedia.org/wiki/Invasione_di_terreni_o_edifici

http://news2000.libero.it/editoriali/edc66.html

 

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